Un primo concreto aiuto ai comuni per i bisogni primari ai cittadini.

Firmata l’ordinanza, 400 milioni ai Comuni per aiuti alimentari

Eccoci qua, con una nuova analisi dei decreti governativi.

In questi giorni, il governo nazionale ha varato ulteriori aiuti, questa volta fondi ai comuni poiché l’emergenza sanitaria che ci ha investito si è tradotta anche in emergenza economica.

In Italia ci sono circa 8.000 comuni e la manovra, che li copre tutti, è di 400 milioni di euro.

Di questo totale, la Lombardia è la regione che ne ha presi di più: 55 milioni netti.

Al comune di Zogno, che è quello che ci riguarda, sono stati destinati 49.721€.

Va da sé che il conto da fare per capire a chi spetti che cosa non è 49.721 (totale dei finanziamenti) ÷ 8.883 (ossia tutti gli Zognesi) come qualche politico ha affermato.

Questi soldi sono stati ripartiti tra i comuni seguendo criteri precisi, e non a spregio di un comune piuttosto che un altro, e anche questo è stato affermato da qualche politico.

L’80% del denaro -320 milioni– è stato distribuito in proporzione alla popolazione residente in ogni singolo comune (gli abitati con numero più alto di popolazione avranno più soldi, in breve!). Il restante 20% -80 milioni- sono distribuiti facendo riferimento alla distanza tra il valore procapite del reddito di ciascuno degli 8.000 comuni calcolato sulla dichiarazione dei redditi del 2017 ed il valore medio nazionale ponderato per la rispettiva popolazione. Che significa? Tradotto in parole semplici: i comuni con un numero più elevato di cittadini in condizione di difficoltà economica, avranno ulteriori risorse.

È bene chiarire anche che l’ordinanza informa che ad ogni comune non può essere versata una somma inferiore a 600€, quest’ultima quota, se necessario, verrà decurtata da quella spettante alle Amministrazioni con popolazione superiore alle 100.000 persone.

I soldi possono essere distribuiti ai cittadini in due modi: o attraverso dei buoni spesa (di cui però l’Anci “associazione nazionale comuni italiani” non ha ancora fissato valore e quantità spettante a ciascun nucleo familiare) oppure con la consegna di derrate alimentari attraverso volontari della protezione civile, ragazzi della leva civica e volontari del terzo settore.

I negozi ed esercizi commerciali presso i quali tali provvedimenti sono in vigore saranno scelti dal comune stesso, che ha anche la competenza di individuare tra i propri cittadini gli aventi diritto ai fondi sopra elencati. Questi soldi sono immediatamente utilizzabili!

Dalla Regione Lombardia, dopo un iniziale rifinanziamento della cassa integrazione, come già fatto dal Governo nazionale peraltro, finalmente sono stati sbloccati in via straordinaria 16.5 milioni di euro.

La Giunta Fontana, infatti, con una delibera approvata ieri, ha firmato per due tipologie di aiuti alle famiglie in difficoltà economica.

Lo stesso Fontana ha dichiarato in merito che si tratta di aiuti non cumulabili tra loro, uno inerente al mutuo della prima casa, mentre l’altro copre l’e-learning di sostegno allo studio.

Vediamo nel dettaglio grazie alla spiegazione di Silvia Piani, assessore regionale alla Famiglia.

“Per quanto riguarda il mutuo prima casa, abbiamo un versamento una tantum di 500€ per quei nuclei familiari con almeno un figlio di età minore o uguale a 16 anni. È una concessione a fondo perduto e per averla bisogna presentare, insieme al modulo di richiesta, anche la quietanza di pagamento delle rate del mutuo relative all’anno 2020”, prosegue la Piani “ Per l’e-learning, invece, abbiamo sempre un contributo a fondo perduto di 500€ e per averlo bisogna presentare modulo di richiesta e fattura, o ricevuta fiscale, che identifica la natura del bene acquistato dopo il 23 febbraio 2020. Anche qua deve esserci almeno un figlio di età compresa tra i 6 e i 16 anni.”

A chi sono rivolti tali provvedimenti?

“I requisiti per chiedere tali misure sono chiari: nel nucleo familiare almeno un componente deve risiedere in Lombardia e, a seguito dell’emergenza covid-19, si trovi almeno in una delle tre condizioni che abbiamo evidenziato, ossia che ricopra il ruolo di lavoratore dipendente con una riduzione della retribuzione lorda mensile pari o superiore al 20%; che sia un libero professionista o autonomo con riduzione del fatturato nel trimestre successivo a quello del 21 febbraio 2020 pari al 33% rispetto al fatturato dell’ultimo trimestre del 2019; e nel caso più infausto, abbia avuto il decesso di un componente del nucleo familiare.

In ogni caso comunque, si deve avere un ISEE pari o inferiore a 30.000€. La messa in pratica dei provvedimenti straordinari è a carico degli Ambiti Territoriali, i quali potranno contare sul supporto di ATS, che avrà in obbligo non solo il sostegno ma anche il trasferimento delle risorse agli stessi e ricoprono il ruolo di coordinamento e monitoraggio.”